Clarice credeva solo nelle coincidenze, nella potenza dei segni, nel mistero della parola scritta col corpo intero, della “parola che cattura ciò che non è parola”. Non credeva nei miracoli, ma ne aveva uno. Solo uno. Il miracolo delle foglie. Le succedeva ripetutamente di camminare per strada e ritrovarsi sulla scia di foglie portate dal vento sui propri capelli, sul viso. Queste foglie che volteggiano fino a raggiungere Clarice mi fanno pensare alla Sibilla Cumana, la sacerdotessa con poteri divinatori che scriveva i propri vaticini sulle foglie poi disperse dai venti. Mi piace pensare che Clarice fosse l’eletta capace di decifrare le predizioni sibilline, proprio lei che usava le parole come le poteva usare una strega. Uno scrittore brasiliano, Otto Lara Resende, ammoniva di stare molto attenti nell’avvicinarsi alla scrittura di Clarice Lispector, perché la sua non era letteratura, piuttosto era stregoneria. Forse è per questo mistero che aleggia intorno alla sua figura che alcuni trovano difficoltà nell’accostarsi alla sua opera. La stessa scrittrice invita a leggere le sue pagine solo le persone che hanno l’anima già formata, anche se nell’ultima intervista concessa pochi mesi prima della sua morte sottolineava come la comprensione non fosse una questione di intelligenza ma di sentire, di entrare in contatto.
Nasce lo stesso giorno in cui è nata Emily Dickinson, 90 anni dopo: il 10 dicembre 1920. Muore il giorno prima di compiere 57 anni; era il 9 dicembre 1977.
Condivide con Emily una scrittura visionaria, soprannaturale, introspettiva, enigmatica, spirituale.
Come lei era un’eretica, schiva ma allegra, viscerale, misteriosa, istintiva, vicina al “cuore selvaggio delle cose”.
Non si considerava un’intellettuale, una professionista, ma una dilettante che cerca di preservare la propria libertà; ma la libertà era poco, perché quello che lei desiderava era qualcosa di più grande che ancora non aveva nome.
Nel ricordarla nel giorno in cui ricorreranno i cento anni dalla sua nascita, ho provato a tradurre, da autodidatta ma amante della sua monumentale opera, l’ultima intervista concessa Julio Lerner, di Tv Cultura: un invito a leggerla e a conoscerla. Le persone che non temono di guardare sui propri abissi non potranno non amarla.
Nessun commento :
Posta un commento