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I libri, come le persone, giungono sempre dove sono attesi...

sabato 21 novembre 2020

Oggetti solidi: Le città di carta di Dominique Fortier


“Ogni mattina vado a trovare Emily in quell’Homestead inventato a partire dalle foto viste nei libri e dalle descrizioni di storici e testimoni. Entro in punta di piedi per non bucare i pavimenti di carta, e non oso sedermi. Quando me ne vado lascio la porta socchiusa.”

Dominique Fortier lascia socchiusa la porta della casa di carta dove abita Emily Dickinson. Dissemina ovunque indizi per poter accedere al maestoso portale della sua città di carta, che ancora resiste al succedersi dei tempi e della dimenticanza. Emily ha disegnato la sua città su una mappa che appartiene solo a lei, cosicché nessuno potrà mai appropriarsene indegnamente. Lo ha fatto seguendo la consuetudine di chi tracciava paesi inventati sulle mappe per stanare chi cedeva al plagio.

Emily non amava viaggiare: gli unici viaggi che desiderava fare erano quelli compiuti tramite i libri; nei libri ci sono infinite porte che si aprono su tutti i paesi del mondo, su vulcani, mari e oceani, su fiori e costellazioni, su animali e minerali, galassie e giardini, su “moltitudini reali e inventate”. Emily attraversa sicura i continenti e naviga fiera sulle acque del globo terrestre.
Con Emily entriamo nel santuario della parola, ci spingiamo insieme a lei sulla vetta di ripide scogliere senza temere di precipitare, pur sostando sull’orlo di un abisso che ci invita con la sua vertigine. Arriviamo al suo fianco sulla soglia dell’infinito, imparando a scrutare l’invisibile.


Emily è una creatura di cristallo. Si muove fluttuante nel bianco che è sintesi suprema di tutte le sfumature.
Le sue poesie sono fiocchi di neve, molecole luminose che accendono le pareti della sua stanza e della nostra.
La sua opera è simile alla luce abbacinante dei ghiacciai perenni che conservano la memoria sublime di età sovrapposte. Al suo cospetto si corre il rischio di ustionarsi; chi ha l’ardire di sostare immobile alla vista della valanga che sgorga dai suoi occhi, si espone alla probabilità di essere travolto. D’altra parte, se si frequenta l’infinito non si può essere immuni da pericoli. 





Dopo aver abitato per anni nella sua casa di carta, dopo aver visitato giardini custoditi tra le pagine dei libri, Emily sceglie la sua prossima casa. Ha imparato sin da bambina a leggere la mappa del cielo e punta dritta sulla costellazione più luminosa e riconoscibile, quale suo ultimo rifugio: Orione.
Capita nelle sere più limpide di riuscire ad intuire, tra gli altri, il suo radioso corpo celeste.


Quello di Dominique Fortier non è un romanzo, non un saggio né una biografia, ma un potente distillato di emozioni e sentimenti che provoca nel lettore un nobile turbamento dei sensi. È la poesia di Emily che attraversa il tempo e lo spazio per possedere l’anima e la penna di Dominique e trascendere in un unico canto che ci avvicina sorprendentemente all’infinito.





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