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I libri, come le persone, giungono sempre dove sono attesi...

lunedì 2 novembre 2020

Oggetti solidi: Il mantello di Marcela Serrano



Ci sono perdite che non hanno nome. Nessuna parola con cui chiamare chi perde un figlio. Nessuna parola per nominare chi perde una sorella.
Ma l’assenza brucia, divora, spalanca la valvola lungo la spina dorsale dove per Virginia Woolf ha sede l’anima. 




Muore Margarita, sorella di Marcela Serrano e la scrittrice, come una creatura rammendata, sceglie di vivere un anno nella solitudine della campagna di Mallarauco.
Un anno di morte e di scrittura.
Indossando le vesti di una moderna Antigone, reclama la vittoria sulla morte attraverso l’autorità della parola scritta, attraverso la letteratura.
La parola diventa una coperta e l’assenza è rivestita dal fiammeggiante manto della scrittura.
Come minuti tasselli di stoffa, recuperati da ciò che resta di opere perfette, pensieri e appunti nati da un dolore fecondo, vanno a comporre le fattezze di una policromatica coperta di parole.






Marcela Serrano vede Nicanor Parra, figlio di Clara Sandoval, fratello di Violeta Parra, condividere il suo mantello con Margarita per allontanare “il fuoco, la tempesta e la notte”.
Che sia la coperta cucita a mano da Clara, un collage di ritagli con le foto di Margarita oppure un mucchietto di pagine scritte in solitudine, ogni atto creativo ha il compito di soccorrere, curare le ferite, esorcizzare la morte, riportare alla vita. 




L’unico modo per vincere la morte è continuare a scrivere, perseverare nel ricordo, nel mantenere accesa la fiamma della memoria, perché come diceva Cristina Campo, la vita fluisce tutta lungo vene d’inchiostro, e alla fine si scrive sempre contro la morte, contro l’oblio.







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